La diocesi di Parramatta nel Nuovo Galles del Sud, Australia, sotto la guida del vescovo Vincent Long Van Nguyen, ha invitato i cattolici LGBTQIA+ della diocesi ad una conversazione per il Sinodo con la domanda: “Se tu avessi 10 minuti con Papa Francesco, cosa diresti?“. Un gruppo si è riunito e in due incontri ha concordato una dichiarazione che è stata presentata alla diocesi come contributo alla sintesi generale della stessa diocesi.
La dichiarazione nota che “il dolore, la sofferenza, il silenzio e l’ostracismo che i cattolici LGBTQIA+ hanno avuto, e ancora sperimentano dalla nostra chiesa, ci chiama con urgenza a questo viaggio sinodale”. Invece di essere un rifugio per tutti, queste esperienze spesso fanno sì che i cattolici LGBTQIA+ e le loro famiglie si allontanino dalla Chiesa perché si sentono abbandonati dalla loro comunità di fede. Queste esperienze dolorose aggiungono ulteriore trauma e dolore, causando a molti cattolici LGBTQIA+ la disperazione, alimentando l’odio per se stessi e per alcuni, tragicamente, l’autolesionismo”.
La dichiarazione prosegue: “per essere una chiesa veramente inclusiva, sappiamo che molti cattolici affermano che ci deve essere un dialogo coraggioso e aperto seguito da un percorso ministeriale attivo e intenzionale. I cattolici LGBTQIA+ servono in ogni parte e livello della chiesa che amiamo, anche quando parti della chiesa ignorano deliberatamente le nostre realtà, le nostre storie e persino la nostra esistenza. La sacralità delle famiglie LGBTQIA+, le nostre relazioni amorevoli e piene di fede, i nostri bambini e le nostre comunità sono segni dell’amore incondizionato e della provvidenza di Dio”.
Di fronte alla volontà di affermare una teologia, un approccio pastorale e la possibilità di ministeri anche per LGBTQIA+, viene anche fatta una chiara accusa: “Un linguaggio dannoso che non è pastorale viene usato come arma per abusare delle persone LGBTQIA+. Questi ministeri, teologie e approcci pastorali devono essere finanziati e promulgati ampiamente e coraggiosamente. I termini che ascrivono l’omosessualità come ‘intrinsecamente malvagia’ e ‘oggettivamente disordinata’ devono essere rimossi dal lessico della nostra Chiesa”.
La conclusione è piuttosto incoraggiante: “Quando i cattolici LGBTQIA+ sono stati attivamente accolti, valorizzati e affermati per quello che sono, sono incoraggiati e autorizzati a vivere la loro vita in modo autentico e a fiorire come popolo di Dio. Questo è ciò che significa camminare insieme come Chiesa sinodale, come un solo corpo di Cristo”.